La nostra selezione estiva di articoli / 2

Ecco un blog più lungo del solito per farti compagnia nelle giornate di relax estive!

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📚 Indice di questa Summer Edition/ parte 2:


🤔 Allenarsi in base al ciclo mestruale funziona davvero?


E' stato condotto uno studio interessante per comprendere come l'adattamento dell'allenamento della corsa alle fasi del ciclo mestruale (CM) potesse influenzare le performance di endurance e i parametri cardiovascolari delle runner.

33 donne moderatamente allenate, con età media di 26 anni (BMI: 22,3 kg/m²; VO2max: 40,35 ml/min/kg), sono state randomizzate in due gruppi: un gruppo controllo (CON) e un gruppo intervento (INT).

 

Per 8 settimane, queste donne hanno seguito un programma di allenamento della corsa a pari carichi.

Nel gruppo INT, le sessioni ad alta intensità era allineate con la fase follicolare media e tardiva, quelle a debole intensità con la fase luteale precoce e media, infine quelle di recupero con la fase luteale tardiva e follicolare precoce.

Al contrario, nel gruppo CON, le sessioni ad alta intensità erano allineate alla fase luteale tardiva e follicolare precoce, mentre il recupero era in corrispondenza della fase follicolare media e tardiva.

26 donne hanno portato a termine lo studio.

E' stata utilizzata un'analisi ANOVA a misure ripetute e non è stato rilevato alcun effetto differente tra i gruppi.

 

Tuttavia, si è osservato un effetto temporale significativo sia sul massimo consumo di ossigeno, che sulla velocità alla prima e seconda soglia ventilatoria.

Quindi il programma di allenamento ha migliorato le performance di endurance in entrambi i gruppi, e adattare le sessioni in base al ciclo mestruale non ha portato alcun beneficio aggiuntivo.

Questo studio sottolinea l'importanza di proseguire le ricerche su un periodo più lungo e su un un campione più ampio.

Piccola riflessione: il 25% delle partecipanti del gruppo CON si è ritirato dallo studio, contro un 17% del gruppo INT. Forse questo indica che non adattarsi al CM è, per alcune, poco tollerabile? Kubica et al. (2024)


🩰 Considerazioni chiave sulla Sindrome da Impingement Posteriore della Caviglia 


Susan Mayes e Jill Cook hanno collaborato alla pubblicazione di uno studio trasversale sulla sindrome dell'impingement posteriore della caviglia (PAIS).

Dieci ballerini professionisti, uomini e donne, con diagnosi di PAIS, sono stati accoppiati per sesso, età, e attività a dieci ballerini senza PAIS.

E' stata confrontata la valutazione clinica ottenuta in termini di articolarità, endurance, e instabilità.

Come misurazioni sono state considerate l'esecuzione ripetuta di heel raises monopodalici, la dorsiflessione in carico, la flessione plantare passiva e la dorsiflessione della prima metatarso-falangea passiva.

 

Sono stati utilizzati la scala di Beighton e il questionario CAIT (Cumberland Ankle Instability Tool) rispettivamente per la lassità articolare e la percezione di instabilità di caviglia.

I risultati hanno rivelato che il gruppo con PAIS ha raggiunto un numero inferiore di ripetizioni al test di endurance (p = 0.02). Inoltre, questi partecipanti hanno riportato al CAIT una sensazione di instabilità di caviglia maggiore (p = 0.004).

Questo studio dimostra che per gli atleti d'élite e i ballerini con PAIS è fondamentale focalizzarsi sulla valutazione e il trattamento dei deficit funzionali. Baillie et al. (2024)


💊 Un nuovo farmaco per l'endometriosi?


L'endometriosi è un disturbo infiammatorio caratterizzato dallo sviluppo anomalo di tessuti simili all'endometrio, al di fuori della cavità uterina. Colpisce il 10-15% delle donne in età fertile.

Il dolore pelvico è il sintomo più frequente.

Le opzioni di trattamento includono principalmente la chirurgia, che ha un'efficacia limitata e tassi di recidiva elevati, e la farmacoterapia.

Le terapie ormonali, tradizionalmente utilizzate per la gestione dei sintomi, possono avere effetti secondari e conseguenze contraccettive, contribuendo all'infertilità associata a questa patologia. Inoltre cessando la terapia, si ripresentano i sintomi e le lesioni endometriosiche.

 

Tra i fattori eziologici di questa patologia, la disregolazione immunitaria e infiammatoria gioca un ruolo significativo, e rappresenta un target per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche.

 

L'immunoterapia, così come le sostanze naturali anti-infiammatorie e antiossidanti mostrano un potenziale promettente per rispondere ai limiti dei trattamenti attuali, offrendo soluzioni non invasive per gestire il dolore e l'infertilità associati.

Al momento gli studi clinici su queste nuove terapie sono limitati, ma gli studi in vitro e su animali sembrano confermare che questa è la strada giusta per proseguire la ricerca. García-Izquierdo et al. (2024)


🏃‍♂️ Allergie e infortuni nella corsa: l'incredibile correlazione!


L'obiettivo di questo studio trasversale era determinare se un infortunio legato alla corsa a insorgenza graduale (GORRI, Gradual Onset Running-Related Injury) fosse associato ad allergie, allergie multiple (ad animali, piante, farmaci) e all'uso di farmaci anti-allergici.
 

Gli autori hanno raccolto i dati tramite un questionario online di screening che indagava la storia di GORRI e i relativi tessuti colpiti (muscoli, tendini) negli ultimi 12 mesi.
Il questionario è stato somministrato in occasione della Maratona dei Due Oceani in Sudafrica (56 km, 21,1 km per la mezza maratona), a un totale di 76.654 partecipanti tra il 2012 e il 2015.

Risultati:
Su 68.258 cartelle con dati di infortuni e allergie, erano associati significativamente alla dichiarazione di GORRI i seguenti elementi:

  1. Una storia di qualsiasi allergia (Prevalence Ratio = 2,2; p < 0,0001)

  2. Una storia di allergia ad ampie categorie di allergeni (animali, piante, farmaci, altro) (p < 0,0001)

  3. L'uso di farmaci anti-allergici (p < 0,0001).

Tutti questi elementi erano significativamente associati sia a lesioni muscolari che tendinee (p < 0,0001).

 

Il rischio di dichiarare un infortunio aumentava con il numero di categorie di allergie segnalate (p < 0,0001).

Conclusioni:
Questo studio sembra confermare l'associazione tra GORRI e allergie, con un effetto cumulativo del rischio in caso di storia di allergie multiple.

Sono necessari studi supplementari per indagare i meccanismi sottostanti questo fenomeno. Van Vedren et al. (2024)

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